Pagliari, sotto la Nord c’è un cuore di Grifo: “Che la nuova società sappia ricreare empatia con questa città”

"Ala mia età contano i fatti. Non conosco questa proprietà, dico che Perugia è stanca di prese in giro. Voglio vedere che ci sia un progetto importante"

Vederlo battere quel rigore con la maglia numero 9 sulle spalle, la rincorsa a passi corti e poi la palla nell’angolino, la corsa sotto la Nord a braccia alzate e la gioia negli occhi. E’ stato un flashback anche per Giovanni Pagliari, che pure a Perugia è rimasto di casa, questa festa dei 120 anni. “Peccato che non conta sto gol”, dice Giovanni e scorre il film della vita con quel gol al Milan e l’esultanza identica, Alberto Tomassini ad abbracciarlo sotto la curva come non ci fosse un domani.

“Ritrovarmi con tanti amici e compagni con cui ho condiviso tante esperienze – dice con l’emozione che trapela – non ha prezzo. E con la gente, perchè io a Perugia ho vissuto solo belle esperienze, con la gente, con la città e in campo ci siamo solo divertiti, anche nei momenti brutti. Se questa città vede che lotti per la maglia, che sei innamorato di Perugia, ti fa vivere bene sempre. Io ho sempre avuto un feeling particolare, ce l’avrò sempre nel cuore”.

E’ un pezzo del Grifo Pagliari, manda eloquenti messaggi ai grifoni che verranno. “Sì, sono venuto tre o quattro volte a vedere il Perugia quest’anno e dico che quello che manca è proprio l’empatia tra la squadra e la gente, l’empatia che c’era ai tempi nostri. Un’era è finita e purtroppo ha portato danni, non mi riferisco ai problemi economici che non mi interessano ma proprio all’empatia. Ho visto un Curi con poca passione, quando invece il passato, la storia fa parte di loro, di questa gente. Mi auguro che questa nuova società possa ricreare empatia, che non vuole dire necessariamente vincere, anche noi perdevamo i campionati, oppure siamo retrocessi, è proprio far capire che ci sono le idee chiare, non illudere ma che ci sia un progetto ben chiaro. Perugia si è stufata di essere presa in giro. Certe piazze che hanno una storia difficilmente le freghi”.

Faroni però si è sbilanciato. “Conosco Meluso da tanti anni, è una persona seria, la società non la conosco, ho un’età e penso che contano i fatti. Ho un amico con cui parlavamo sempre di tattica, cose così, e lui mi stendeva quando mi rispondeva che tanto alla fine contano sempre i fatti. Voglio vedere a fatti compiuti non dico i risultati, sarebbe puerile, ma che ci sia un progetto importante per questa città”.

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