Grifo, Santopadre: “Rappresentavo il diavolo per qualcuno. Sempre andato a mille all’ora”

L'ex presidente biancorosso è tornato a parlare: "Contro Frosinone e Monza i momenti più belli. Legato a Fabinho e Politano"

Dopo dodici anni alla guida del Perugia, Massimiliano Santopadre si è congedato dal club biancorosso, segnando la fine di un’era iniziata nel 2011. Il suo addio, avvenuto il 7 settembre con l’avvento di Javier Faroni, ha suscitato emozioni contrastanti e l’ex presidente ha voluto raccontare la sua esperienza a TMW Radio. Ecco i passaggi cruciali delle sue dichiarazioni.

Appena arrivato sono stato accettato a bocca storta. Dopo un paio di anni grazie anche alla vittoria di due campionati consecutivi è successo qualcosa di incredibile: ci fu un entusiasmo straordinario con partite da 20 mila spettatori. Ammetto che camminavo a dieci metri da terra. Poi come sempre succede, quando si vince si creano gelosie, quando si ottiene potere dai fastidio e questo pesa ancora di più in una città di provincia. Dove anche un posto auto riservato allo stadio diventa importante. Ogni piccola notizia va in prima pagina sui quotidiani locali e queste difficoltà sono cresciute sempre di più fino ad arrivare a una contestazione feroce che mi ha portato alla decisione di dire addio. Parlando, invece, del mio rapporto con le amministrazioni locali posso dire che, pur avendo cambiato tre sindaci, non ho motivo per parlar male di chi ha gestito o gestisce la città: hanno sempre voluto il bene del Perugia calcio. Quando hanno potuto ci hanno sempre aiutato e sono convinto che continueranno a farlo anche in futuro. È di 2-3 giorni fa la presentazione del progetto di restyling del ‘Curi‘, interamente a carico loro per una cifra di circa 20 milioni di euro. Riconosco, però, anche che negli ultimi anni con una contestazione così feroce la politica si sia un po’ ‘nascosta’: io rappresentavo il diavolo per alcune persone e al suo fianco è sempre meglio non farsi vedere. In privato, in ogni caso, la la stima c’è sempre stata: sapevano che fossi una persona onesta”.

“Sono tantissimi i momenti belli: arrivare a 2-3 è difficile. Tra le partite scelgo, su tutte, Perugia-Frosinone la prima promozione in B con 22 mila persone e poi Perugia-Monza contro la squadra di Berlusconi. Tutti mi dicevano che partivamo sconfitti perché pensavano mi avesse comprato, invece fu una partita strepitosa e riuscimmo ad andare ai playoff. Poi, però, sono stato contento per la promozione del Monza: avevo talmente tanta stima per quell’uomo che mi dispiaceva avergli negato la Serie A in quel momento. Sul fronte dei giocatori, invece, ne cito due a cui sono legato tecnicamente e umanamente. Il primo è Fabinho, un esterno sinistro da Coppa Campioni che per problemi caratteriali non ha fatto quello che doveva fare. L’altro è Matteo Politano: l’ho preso a 19 anni ed era un ragazzino ma si vedeva in allenamento che aveva un talento meraviglioso. Aggiungo anche Di Carmine che ha fatto il record di gol a Perugia”.

“Le proprietà italiane e il Presidente con la P maiuscola manca nel nostro calcio. Ci stiamo sempre più spostando verso proprietà straniere che appaiono poco per ovvi motivi, lavorando con manager che non ci mettono la faccia. Quando ho deciso di entrare nel mondo del calcio l’ho fatto per l’amore che ho per questo sport. E da quel momento sono sempre andato a mille all’ora”.

Subscribe
Notificami
guest

57 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments

Articoli correlati

Domenica alle 18 allo stadio Curi il fischio d'inizio del match valido per il primo...
A strappare approvazioni la verticalità di Tumbarello, Joselito, Nwanege, il "nuovo" Matos, Broh, baby Perugini...
Il club: “Per noi questa non è solo una partnership ma un impegno morale e...

Altre notizie