Il tecnico del Perugia, Vincenzo Cangelosi, è stato ospite della trasmissione Fuori Campo su Umbria Tv. Tanti gli argomenti trattati in studio, dal momento positivo della squadra, alla carriera dell’allenatore, fino alle prospettive future. Ecco le sue parole.
I migliori della partita contro il Pineto. “Non mi piace parlare dei singoli. I ragazzi sanno da soli chi ha fatto bene. La partita di venerdì mi ha dato tanta soddisfazione perché ho visto il salto di qualità che mi aspettavo. Spero di portare avanti questo discorso. Se i ragazzi continueranno a seguirmi credo che potremmo fare altre prestazioni di questo livello. Abbiamo ancora un ampio margine di miglioramento. Di Maggio io non l’ho praticamente mai visto e mi auguro di averlo presto a disposizione, ho tante curiosità su di lui. E’ un giocatore che mi può dare alternative. Sono anche contento della continuità che sta trovando Torrasi, lo ritengo un giocatore importante e per certi versi di categoria superiore. Mi aspetto qualcosa in più da Broh che deve sfruttare meglio la sua capacità di inserimento”.
L’eredità di Zeman. “La ricerca dell’intensità è l’obiettivo del calcio di Zeman. Tutto il lavoro dell’estate e della settimana serve per mantenere questa intensità. Poi la qualità del singolo fa la differenza. Tutto quello che ho imparato l’ho fatto da lui, lo ritengo uno dei migliori tecnici a livello europeo. Non è un caso che in tanti sono venuti a vederlo per apprendere, soprattutto a livello di fase offensiva. Poi è ovvio che col tempo mi sono fatto delle mie idee, guardando anche altri allenatori. In questi due anni da primo allenatore ho cercato di mettere in pratica il modo più giusto di fare calcio ma non sono ancora riuscito a fare quello che voglio. Non c’è mai stata la possibilità di fare la preparazione. Non ho mai avuto il tempo di impostare dall’inizio una squadra. Andare in ritiro con l’80 per cento della squadra fatta è la condizione ideale per un tecnico. Ci vogliono almeno due mesi per creare una identità. Bisogna lavorare su un sistema, all’interno del quale la squadra si sente sicura”.
L’esperienza alla Casertana. “Lo scorso anno siamo partiti senza avere la certezza di fare la C. Non sapevamo se preparare una squadra di D o di C. Il ripescaggio è avvenuto la prima settimana di settembre e poi abbiamo fatto la squadra in una settimana. Ma la preparazione è saltata. Abbiamo cercato di prendere giocatori di esperienza. Anche lì nei primi 3 mesi mi sono dovuto adattare e sono partito col 3-5-2. Poi con una migliore condizione siamo passati al 4-3-3. Poi nel corso della stagione per colpa di alcuni infortuni importanti ho dovuto cambiare di nuovo”.
Il contratto con il Perugia. “Nel mio contratto c’è una opzione a favore della società. Il rinnovo automatico scatterebbe in caso di raggiungimento dei playoff nazionali”.
Quando e come ha deciso di diventare primo allenatore. “E’ successo per caso. Nessuno mi aveva mai cercato, per il fatto che ho sempre fatto il secondo e dunque mi associavano a Zeman. In quel periodo eravamo a casa perché non stavamo lavorando e mi ha cercato la Casertana. Quando mi ha chiamato Degli Esposti ho accettato subito, senza guardare la categoria. Dopo un mese e mezzo Zeman è tornato a Pescara, quindi è stata una casualità. Il Gubbio? E’ stato un discorso giornalistico, da quello che mi risulta il presidente non voleva un allenatore anziano”.
Zemaniano. “Ritengo Zeman inimitabile perché è una persona che ha costruito un suo modo di giocare. Ma lui e il suo gioco sono come un orologio smontato. Chi si avvicina a quell’orologio poi non è in grado di rimontarlo. E quando si inceppa l’ingranaggio sono guai. Ecco perché io cerco di variare, nonostante conosca tutto l’ingranaggio. Seguo la mia strada, anche in base ai giocatori che trovo. Per me lui è come un secondo padre come educazione e modo di vivere. Mi ritengo davvero fortunato per aver passato 50 anni con lui. Non è vero che non curava la fase difensiva, ci sono state partite in cui l’avversario non superava nemmeno la metà campo. Poi ci sono giocatori e le situazioni che mutano”.
La forza della rosa del Perugia. “Il Perugia lo ha dimostrato sul campo quanto è forte. Al netto degli episodi che sono girati in maniera positiva in alcune partite. Abbiamo giocato alla pari contro le prime tre della classe, dimostrando di poter stare nei primi cinque posti. Mi lascia pensare quel rendimento esterno, così diverso dai 31 punti ottenuti in casa. Poi bisogna calcolare che a gennaio sono arrivati giocatori importanti”.
La svolta e il gruppo. “La convinzione è venuta dopo la partita contro l’Entella perché nonostante i problemi che avevamo abbiamo giocato alla pari contro la prima in classifica. E’ andata male, ma quel gol preso all’ultimo tra l’altro è nato da un errore arbitrale. Da quella partita siamo andati avanti, recuperando anche giocatori importanti. Per me ora fare la formazione non è semplice. Il gruppo è unito. Ogni settimana devo fare tante valutazioni per scegliere l’undici iniziale”.
Meluso e i playoff. “Ho allenato Meluso a Foggia nel 1989. Quindi ci conosciamo da tanto. La parentesi di Caserta mi ha aiutato a farmi conoscere. E’ stato un vantaggio questo. Pian piano voglio cercare di spingere la squadra più avanti perché se dovessimo andare ai playoff ci vorrà più coraggio per passare i turni visto che avremo il doppio risultato contro di noi. Bisognerà avere una mentalità particolare, soprattutto in trasferta dove ancora non abbiamo una identità ben precisa”.
Indisponibili e recuperi. “Lewis ha ancora bisogno di tempo. Il ginocchio ha reagito bene, pian piano comincerà la riatletizzazione. Angella lavora a parte, è un problema in una zona insidiosa e particolare. Non deve forzare i tempi. Se dovessimo andare ai playoff più siamo e meglio è perché non è facile giocare ogni tre giorni. Poi ci sarà anche il peso dei cartellini perché con due gialli scatta la classifica. Ma ora pensiamo a qualificarci”.
Marconi e Montevago. “Marconi si è sempre allenato bene e l’ho premiato perché lo meritava. Fa tanto lavoro, corre e aiuta la squadra nelle due fasi. Sono contento di quello che ha fatto. Montevago aveva bisogno di stare tranquillo per ritrovare la serenità necessaria che gli era venuta a mancare per l’assenza del gol. Una punta quando va in campo nervosa pensando solo al gol finisce per rendere di meno. Ho ritenuto opportuno dargli una tranquillità in più e fortunatamente ha portato i suoi frutti”.
La piazza. “La maggiore soddisfazione mia è riempire lo stadio. A Caserta sono passato da 400 a 6000 spettatori. Mi auguro di fare lo stesso qui. Riportare l’entusiasmo è fondamentale. C’è un pubblico esigente come è giusto che sia in una piazza così importante. La gente deve essere orgogliosa della propria squadra. Lavorare tutti sulla stessa direzione è fondamentale”.
Cisco e Joselito. “Cisco è un esterno d’attacco o un quarto di centrocampo. Il quinto lo può fare ma solo in determinate partite. Lo ritengo un giocatore più offensivo, che si esprime alla grande negli spazi aperti. Joselito può fare la mezzala ma bisognerebbe avere un altro tipo di mediano”.
Il rendimento esterno. “Ci vuole più coraggio. Per ora abbiamo impostato partite sulla solidità per avere certezze dal punto di vista mentale. Noi dovevamo uscire dalla zona playout. Ora la prospettiva è cambiata e dunque ci potremo permettere di prenderci dei rischi in più, anche fuori casa”.
Entusiasmo. “Metterò sempre impegno nel mio lavoro, questa è l’unica cosa che posso assicurare. Poi so perfettamente che sono i risultati ad indirizzare il pensiero della gente. Ripeto, io spero di riuscire a riportare la gente allo stadio”.
Seghetti. “E’ un diamante grezzo, ha margini di miglioramento incredibili. Lo scorso anno aveva fatto molto bene poi ci sono stati dei problemi con la piazza di cui ho solo sentito parlare. Ho forzato il suo rientro sbagliando dopo che aveva avuto un infortunio importante. Può giocare dappertutto in attacco. Mi aspetto tanto da lui, sempre se sarà assecondato dalla piazza. Adesso sta bene, ma è normale che deve guadagnare minutaggio”.
Modo di essere. “Per me un allenatore non deve fare il giullare. Conta essere giudicati per quello che dice il campo. Questo è il mio modo di essere. Un tecnico deve essere un punto di riferimento per un gruppo. Sono felicissimo di essere qui a Perugia”.