Il Perugia sceso in campo contro il Rimini al Curi non era solo privo di tutti i suoi attaccanti, era anche sull’orlo di una crisi di nervi. Lo si è ben capito da subito: i grifoni, colpevoli di grave disattenzione già dopo pochissimi minuti in almeno tre elementi in occasione del primo gol di Cernigoi, hanno reagito malissimo al fallo subito da Matos all’inizio dell’azione, considerato una sorta di “reprise” dei torti arbitrali subiti con Gubbio e Pescara. La successiva rabbia di Matos per il presunto rigore negato a Bacchin (offensivo o meno, qualcosa il brasiliano ha sicuramente detto) fa parte dell’escalation in atto in quel momento nella squadra di Formisano, sempre più travolta dalle decisioni arbitrali avverse, diventate inconsciamente giganteschi alibi man mano che il cronometro progrediva e il Rimini incrementava il suo vantaggio.
Uno psicodramma in piena regola che trae probabile origine anche dagli eventi delle ultime settimane, dai cambiamenti societari non ancora digeriti dai giocatori, che a prescindere dalla bontà del progetto e dall’arrivo degli stipendi si sono improvvisamente ritrovati a giocare per chi non li ha scelti e per chi non hanno scelto, senza completare il necessario trasferimento di fiducia, passando intanto per l’incredibile sequela degli infortuni traumatici e per i risultati negativi, con la vittoria che manca ormai dal 30 agosto. Psicodramma certificato dalla schizofrenia delle prestazioni, che hanno visto il Perugia passare in tre giorni dalla più bella e orgogliosa delle partite in casa della capolista, parsa ai più nettamente inferiore al Grifo spuntato, allo scellerato, progressivo suicidio contro un avversario sulla carta serenamente abbordabile e che invece al Curi ha finito per fare la figura del Real Madrid.
Una situazione cui occorre metter mano intervenendo prima di tutto sulle teste dei giocatori, che hanno urgente bisogno di ritrovare certezze a livello dirigenziale, a prescindere dalla direzione che verrà presa. Si tratta di un primo crash-test per la nuova società di Javier Faroni, che ieri ha avuto modo di conoscere Riccardo Gaucci, tornato in tribuna al Curi dopo tanto tempo, uno che in questi casi non sarebbe certo rimasto con le mani in mano. Ieri in tribuna c’era anche il banchiere Juan Martin Molinari, c’era il Dg Hernan Garcia Borras ma ora la società argentina è chiamata all’intervento attraverso la competenza dei suoi uomini di calcio. C’è ad esempio un direttore sportivo confermato, Jacopo Giugliarelli, del quale proprio in questo frangente si potrà testare la reale autonomia decisionale. Perché di norma dovrà essere lui a decidere se confermare o meno il tecnico, naturalmente di concerto con il presidente e i suoi consiglieri, tra i quali spicca un altro uomo di calcio come Pierpaolo Triulzi. Le prossime ore diranno la prima verità.