Ha fatto clamore la strenua resistenza di Cristian Dell’Orco nel venerdì notte del Perugia al Curi, in difficoltà fisica già nel riscaldamento prima di cominciare la partita contro il Carpi, capace di resistere in campo per 95′ con un ginocchio gonfio nonostante i tre mesi di inattività e la settimana precedente la gara quasi senza allenamenti, assicurando tra l’altro anche un rendimento elevato e meritandosi nel dopogara gli ideali, meritati applausi a scena aperta del suo tecnico Lamberto Zauli. Ma di fronte alla vicenda di un difensore che sale sul proscenio per la sua forza interiore e le sue capacità morali ancor prima che fisiche, c’è il rovescio della medaglia che riguarda il giovane collega Peter Amoran.
Se Dell’Orco è balzato agli onori della cronaca, il ventenne svedese merita invece applausi nel suo piccolo per essere stato capace di rimanere a lungo dietro le quinte. Anche lui ha stabilito un piccolo primato, iniziando a scaldarsi prima ancora del fischio d’inizio in previsione di un eventuale forfait di Dell’Orco, per poi continuare a scaldarsi a bordo campo per tutti e 95′ i minuti del match, senza mai fare un solo cenno di insofferenza o di stanchezza verso la panchina. Se quella di Dell’Orco è stata una rimarchevole impresa sportiva e morale da parte di un professionista di elevato spessore, il giovane svedese di origini nigeriane ha dimostrato di essere anche lui sulla stessa strada. Quella che come primo risultato porta le squadre a vincere le partite, quindi i semplici giocatori a diventare grandi.