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Grifo e stadio ‘Curi’, c’è un prato in sofferenza. Ecco cause e… soluzioni

Allarme dopo l’amichevole Roma-Bilbao e la Coppa Italia: il manto erboso un tempo tra i più belli d’Italia è per larghi tratti rovinato e privo di erba. Viaggio nelle motivazioni tra temperature elevate, promesse istituzionali e prospettive immediate e futuribili

Magari un po’ folto, magari con l’erba un po’ troppo alta, ma in occasione dell’amichevole del 31 luglio del Perugia contro la Roma il prato del ‘Curi’ era sembrato in discreta salute. Poi, il giorno di Roma-Athletic Bilbao, appena una settimana dopo, la sorpresa: buche in molte zone del campo, terreno qua e là sconnesso e privo di erba, quasi ci fosse passato sopra un rullo compressore. Una impressione confermata ed acuita poi in occasione della sfida di Coppa Italia dei grifoni con la Triestina, quando il campo era comunque ‘giocabile’ ma è parso – soprattutto dalle tribune – ampiamente in affanno.

Ma cosa è successo al prato del ‘Curi’? Un tempo era il più bello d’Italia…‘. La domanda del grande ex Mauro Milanese in tribuna prima del fischio d’inizio è parsa lampante. Proprio lui, grande protagonista nel Grifo di Cosmi all’inizio del nuovo secolo, ha fatto in tempo a saltare un paio di lustri di presenze, proprio quelli dei due fallimenti del Perugia che hanno coinciso con lunghi periodi di incuria del manto erboso dello stadio del capoluogo, prima di tornare all’interno dell’impianto perugino in occasione della Coppa. E però, se anche ad un campo non eccelso i tifosi perugini ci hanno ormai fatto l’abitudine (al termine del campionato scorso il ‘Curi’ chiuse nelle ultime posizioni nella speciale classifica della Lega B sulla praticabilità dei terreni di gioco) le condizioni del prato stavolta hanno stupito anche loro. Cosa è successo realmente in quella settimana da Perugia-Roma a Roma-Bilbao?  Diciamolo subito, nulla di particolarmente grave o che possa compromettere lo svolgimento delle partite, a cominciare dalla prossima di Coppa Italia con il Brescia, anche se probabilmente per un certo periodo l’estetica del terreno di gioco resterà non eccezionale.

La motivazione del crollo è una sola: il caldo, o se preferite le temperature eccezionalmente elevate di quella settimana e del periodo immediatamente precedente e successivo. Dopo 44 anni di vita, il manto erboso dell’impianto non può più essere più quello di prima e quel decennio di parziale incuria ha contribuito in maniera importante a compromettere la bellezza e la capacità di rigenerarsi del prato. Ogni anno che passa, anzi, per quante risemine e tagli all’erba del prato si possano compiere, la situazione è destinata a peggiorare, con il prevalere delle sostanze organiche (sabbia e torba) sulla presenze delle erbe, che soffrono molto le temperature afose e la calura estiva. Con l’arrivo dell’autunno e l’abbassarsi delle temperature, il prato del ‘Curi’ è destinato però a rifiorire, anche e soprattutto grazie ad investimenti ed interventi che negli ultimi anni non sono mai mancati, come a risemine favorite dal fresco e magari a periodi di non utilizzo del campo (un’occasione potrebbe fornirla già la prima sosta del campionato). Se le temperature daranno finalmente tregua e la risemina sarà azzeccata dagli addetti ed esperti, il terreno del ‘Curi’ a settembre-ottobre non tornerà magari quello di un tempo, ma tornerà ad essere più che dignitoso come nella passata stagione.

Certo, la soluzione migliore sarebbe quella di un intervento importante, drastico, con il rifacimento del fondo, la sostituzione dei materiali, magari anche dell’impianto di drenaggio e di quello di irrigazione, per un costo approssimativo di circa 4-500.000 euro. In serie B l’equivalente del costo del cartellino di un giocatore molto forte, per intenderci. Un costo enorme, insomma, un passo che Perugia Calcio e Amministrazione Comunale non hanno ancora compiuto, preferendo rimandare in attesa di tempi migliori. Magari della Serie A. Che servirebbe non solo per lo stadio, per le finanze della società, per il prestigio e l’indotto della città, per la felicità dei tifosi. Non solo. I proventi della promozione in A sarebbero la soluzione anche per rifare completamente e dunque salvare anche il prato del ‘Curi’.

Vale ricordare come nella passata stagione a sollevare la questione del manto erboso del ‘Curi’ (e dei campi di allenamento) fu l’allora tecnico Alessandro Nesta, che stimolò pubblicamente l’intervento di Massimiliano Santopadre. Il presidente dette ragione al tecnico, accettò la sfida e si mise di buona lena – sono parole sue – ‘a fare il giro delle sette Chiese’, bussando alla porta di Comune e Regione. Grazie anche alle proprie qualità diplomatiche, Santopadre riuscì ad ottenere il preciso impegno all’intervento da parte di entrambe le Istituzioni. I lavori sul manto dello stadio e dell’antistadio, stando alle promesse dell’epoca,  si sarebbero dovuti tenere proprio nel corso di questa estate. Ma è evidente che i successivi accadimenti, con le dimissioni dell’allora presidente della Regione Katiuscia Marini, devono avere avuto l’effetto di cambiare le carte in tavola. E così il prato del ‘Curi’ sembra proprio destinato a soffrire ancora.

 

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