Dal calcio alle bocce, sempre con la stessa filosofia: “Questione di colpo d’occhio”.
A dieci giorni dalla partita fra due delle sue ex squadre, Perugia e Ascoli, Marcello Grassi, apprezzato portiere negli anni Settanta, racconta la sua seconda vita sportiva alla Gazzetta dello Sport. Grassi è sempre alle prese con una sfera… ma più piccola e ben più pesante.
Grassi ha vissuto tre vite sportive: portiere in serie A e, dopo la carriera da calciatore professionista, è stato allenatore dei portieri di diverse squadre (ha allenato anche l’ex Perugia Andrea Mazzantini) e, contemporaneamente, si è dedicato alle bocce da cui sono arrivate diverse soddisfazioni: diverse le gare vinte, nel 2016 il titolo regionale di categoria B e tre terzi posti conquistati nella Coppa Italia con la rappresentativa di Massa Carrara.
“Ho iniziato a giocare a bocce a fine carriera calcistica. Facevo il dodicesimo e il preparatore dei portieri alla Carrarese – ha ricordato – un pomeriggio stavano giocando e io mi ero fermato a guardare. Uno dei giocatori mi avvicinò e mi disse che, se nel calcio fossi un campione, nelle bocce non ero nessuno e che non avrei mai colpito una boccia posizionata sul campo. Mi consentì di provare dieci tentativi e, senza mai aver giocato prima, colpii tre o quattro volte il bersaglio. Al primo colpò mi fu additata la fortuna del principiante, salvo poi ripetermi. Lì scattò il colpo di fulmine e, così, da trenta anni gioco a bocce”.
“Uno sportivo è sempre avvantaggiato quando prova nuove discipline – ha proseguito l’ex portiere – io sono stato anche favorito nelle bocce perché, avendo fatto il portiere, ho sviluppato un buon colpo d’occhio e sono sempre riuscito a vedere l’azione prima degli altri“.