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Maledetto 2020: il Grifo piange anche Paolo Rossi

Improvvisa scomparsa per un male incurabile del 64enne campione del mondo: ex grifone, era sposato con una perugina e legato alla città in cui tornava sempre e aveva fondato una Scuola Calcio

Nel cuore della notte, a distanza di pochissimi giorni da un altro immenso simbolo del calcio come Diego Maradona in questo maledetto 2020 che sembra proprio non voler finire mai di dispensare dolore. Se ne è andato all’improvviso, per un male incurabile con cui lottava da tempo, anche Pablito Rossi, leggenda azzurra della Nazionale campione del mondo in Spagna nell’82, dove vinse anche il titolo di capocannoniere e il Pallone d’Oro.

Rossi, eroe azzurro ma anche bomber straordinario con le più importanti squadre del calcio italiano, dalla Juventus al Milan, al Vicenza, Verona e appunto il Perugia, dove giocò un campionato intero segnando 13 gol nell’anno in cui D’Attoma per riuscire a prenderlo si inventò la sponsorizzazione, poi venne accusato di aver truccato la partita Avellino-Perugia (nella quale firmò peraltro una doppietta), e venne squalificato dalla CAF per due anni, perdendo così anche la possibilità di partecipare con la nazionale all’imminente campionato d’Europa del 1980 in Italia. Il compianto Bearzot fu tra i pochi a credere nella sua innocenza e lo convocò nell’82, regalando così alla Nazione una delle gioie sportive e sociali più grandi che storia ricordi.

Ma il legame di Rossi con Perugia era comunque destinato a durare, Pablito sposò infatti una giornalista perugina, Federica Cappelletti, che su Instagram lo ha ricordato pubblicando una foto e una frase (“Per sempre“) seguita da un cuore. Tre i figli che lascia: Sofia Elena, Maria Vittoria e Alessandro. A Perugia, dove aveva anche fondato una Scuola Calcio, veniva spessissimo, era stato anche in visita al Museo del Grifo nel maggio del 2019 dove era stato accolto con tutti gli onori dal club, presidente Santopadre in testa, e dal Sindaco. Mentre a giugno 2019 la città ha ospitato una mostra sulla sua vita e la sua carriera all’interno della Rocca Paolina. Piccola consolazione per Perugia e i perugini, averlo almeno potuto salutare come meritava.

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