Il dirigente ha contribuito a fare la storia del Grifo in serie A
Giornata di lutti molto importanti per lo sport italiano: dopo l’addio a Giampiero Galeazzi, il Perugia piange la scomparsa di Ermanno Pieroni. Una vita dirigenziale vissuta tra le luci dei risultati sportivi e le ombre delle condanne e dei guai giudiziari.
Si è spento a 76 anni intorno alle ore 14 all’ospedale di Ascoli per una malattia contro cui combatteva da tempo.
La vetta più alta l’ha raggiunta prima in biancorosso: è stato uno degli artefici della scalata del Perugia dei Gaucci dalla serie C alla serie A.
Braccio destro di Big Luciano, che lo lanciò come direttore sportivo.
Lavorando a stretto contatto anche con i figli Alessandro e Riccardo, è stato l’addetto al mercato in entrata dal 1993 al 2000, anni in cui arrivarono al Grifo giocatori del calibro di Nakata e Rapajc.
Con la città e la piazza di Perugia è riuscito a mantenere un rapporto anche negli anni successivi.
Nel 2003 ha centrato la promozione nella massima categoria italiana anche con l’Ancona, di cui era presidente, salvo poi essere coinvolto e condannato in Calciopoli e nei fallimenti di Taranto e della stessa Anconitana.
Negli anni successivi si è rilanciato ad Arezzo come direttore generale portando sulla panchina dei toscani Maurizio Sarri e Antonio Conte. L’ultima esperienza, fino a marzo 2021, all’Anconitana in Eccellenza come consulente esterno.
Lascia la moglie Mariolina e 5 figli, 4 dei quali avuti da relazioni precedenti.