“Termini perentori diventano ordinatori, per noi non è stato così”. La sentenza che ha salvato il Lecco mette la Federazione in un vicolo cieco: in arrivo richieste di risarcimento milionarie
La sentenza del Tar ha accolto il ricorso del Lecco contro il Coni che a sua volta lo aveva estromesso dalla B a favore del Perugia, ma rischia di diventare un boomerang per la Figc che ha difeso il club lombardo a spada tratta, arrivando ad accusarsi dell’errore sul mancato rispetto della perentorietà dei termini.
Andare contro i propri regolamenti può costare caro all’istituzione calcistica presieduta da Gravina e difesa davanti al Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio dall’avvocato Viglione: nel giro di appena 24 ore dalla pubblicazione del dispositivo, infatti, si sono già fatti avanti i presidenti di due dei club che negli ultimi anni hanno scontato con l’esclusione dai campionati il mancato rispetto della perentorietà. “Sconvolgente la sentenza-Lecco dal punto di vista giuridico”, ha dichiarato Marco Arturo Romano, presidente della Viterbese retrocessa in estate dalla C alla D dopo una penalizzazione e poi non iscritta alla Lnd.
“La Viterbese – ha spiegato Romano a Tuttomercatoweb – è stata condannata alla retrocessione per aver pagato 11.000 euro con qualche giorno di ritardo, non appena ci è stato segnalato il problema dalla Covisoc abbiamo saldato la somma contestata. Mi chiedo perché per il Lecco il termine è diventato “ordinatorio” e per la Viterbese è rimasto “perentorio”? A tal proposito abbiamo presentato ricorso al Tar e richiesto 6 milioni di danni. Aggiungo che nel nostro caso, trattandosi di rate agenzia della riscossione, non dovevano essere pagate perché sospese dallo stato e non regolamentate dalle Noif, ma a scanso di equivoci le abbiamo pagate ugualmente”.
E annuncia battaglia legale anche Walter Taccone, ex presidente dell’Avellino escluso nel 2018 dalla B per una polizza fideiussoria presentata fuori tempo massimo. Potrebbero essere soltanto i primi due.