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Giovanni Pagliari e la vita con il Grifo. D’Attoma, i gol, Covarelli e…Nesta

“Più difficile allenare per un campione del mondo”. Il tecnico della Primavera protagonista di ‘Una notte al Museo’. Pubblico rapito dagli aneddoti.

Serata ricca di storia al Museo del Perugia. Giovanni Pagliari ha raccontato la sua vita, le tappe che lo hanno portato ad un piccolo grande record. Nella sua carriera ha fatto gol con la maglia del Grifo, ha allenato la prima squadra e ora è la guida dei ragazzi della Primavera. Tre volte Perugia: quarant’anni in biancorosso. “Una notte al Museo” ha dedicato l’appuntamento di questo giovedì al percorso di Pagliari che si intreccia e si incatena alla storia del Grifo.

L’appuntamento è stato introdotto dal “grifologo” Carlo Giulietti. Giovanni ha incantato la nutrita platea, compresi i grifoncelli della Primavera, con il suo stile inconfondibile: abbinando un ricordo, un pensiero o un aneddoto alle foto che scorrevano sul monitor. Istantanee indelebili di una grande carriera. A cominciare dalla stagione 1981-82 con l’approdo a Perugia insieme al “gemello del gol” Morbiducci. Il presidente D’Attoma “era di un altro livello, sempre avanti”. “Moreno è il mio sesto fratello. Era alto 1.70 eppure era un colpitore di testa straordinario, rimaneva in aria un tempo infinito”. In quella prima stagione però Giagnoni, l’allenatore “con il colbacco”, esitò troppo nel dare spazio ai due giovanissimi attaccanti e i Grifo, che in B era strutturato per centrare la promozione, ne pagò le conseguenze. “A me e Moreno ci chiamava cip e ciop”.

Poi la memorabile doppietta al Milan, i tanti gol in biancorosso (34) e l’esperienza da allenatore nella complicata parentesi Covarelli. “Per me è stato un sogno tornare per guidare il Perugia – ha detto ancora –. Ma sono sempre stato una persona istintiva e quando andammo a cena la prima sera pensai subito: ‘siamo del gatto’. Avevo visto davvero troppo lusso, c’era qualcosa che non andava. E un anno dopo è finita male”.

L’amore per il Grifo è in ogni parola di Pagliari. È storia anche il “no” della scorsa stagione alla Ternana per seguire De Canio come vice. “Non ho nemmeno mai preso in considerazione la possibilità di mettere la tuta rossoverde. Perugia è casa mia, lo sarà sempre. Abbiamo vissuto la città, i rapporti umani. È difficile da spiegare”.

L’esperienza di lavorare con la Primavera “è bellissima”. Non è stata una serata come le altre per nessuno. I tifosi che hanno vissuto il Pagliari calciatore, i più giovani che hanno ascoltato lo stile oltre il pallone. “Ai ragazzi bisogna dire la verità, per me sono come dei figli. Così mi hanno cresciuto i miei genitori perché quella sfera di cuoio si può anche sgonfiare ma i rapporti umani restano per sempre”.

Anche se il calcio è cambiato e la bandiere non esistono più la passione per il Grifo è più viva che mai. Tutti vogliono spingere in alto la squadra di Nesta. “Con Alessandro ci confrontiamo spesso, è un ragazzo preparato e di grande umiltà. Diciamoci la verità – ha concluso con il sorriso –: è più difficile allenare per un campione del mondo che per uno che viene da Tolentino. Le aspettative sono diverse. Diamogli tempo”.

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