
Il 14 maggio del 2000 il Grifo scucì lo scudetto dal petto bianconero vincendo 1-0 con la famosissima rete del difensore che, a distanza di 20 anni esatti, ricorda con una certa amarezza quel giorno: “Penso di aver fatto parecchie cose nel calcio, è incredibile che venga ricordato sempre e solo per quello”
Un gol che vale la storia. Un gol che nasconde però tutta una carriera. Alessandro Calori è l’uomo del 14 maggio 2000. È l’uomo che, segnando la rete decisiva nell’indimenticabile Perugia-Juventus al Curi, tolse lo scudetto dal petto bianconero per consegnarlo alla Lazio.
A distanza di 20 anni esatti l’ex grifone ricorda con una certa amarezza quel giorno di gloria. “Da una parte fa piacere – ha detto Calori a Repubblica.it -. Chissà quanti vorrebbero avere il mio ruolo in questa storia. Dall’altra però sminuisce il resto. Insomma, questo gol se non proprio una condanna, rappresenta quanto meno una rottura…”.
“Sono sempre stato un professionista corretto – ha aggiunto – e segnerei di nuovo. Però certo, far perdere uno scudetto alla Juve… Io, juventino cresciuto nel mito di Gaetano Scirea”.
Calori è anche tornato sull’atmosfera di 20 anni fa. “Il presidente Gaucci era un personaggio vulcanico, caricava sempre la squadra, in qualunque partita”. In panchina poi c’era Mazzone e “Sor Carletto era uno spettacolo continuo. Diceva sempre ‘Me devono dà la scudetto degli onesti, me so sempre comportato da omo coretto'”. Quel giorno però niente di speciale. “Ci disse di andare in campo e fare la nostra partita”.
Riavvolgendo il nastro si arriva al match. “La Juve si mangiò un sacco di gol. In particolare Filippo Inzaghi, uno che non sbagliava mai, la porta quel giorno non la vide proprio’‘. Poi il nubifragio all’intervallo e “il sottopassaggio che portava al campo sembrava un fiume, pareva la fine del mondo. Onestamente va detto che la gara andava rinviata. Dopo 75′ di sospensione, nonostante il campo avesse tenuto in modo accettabile, non c’erano più le condizioni per giocare”. Alla ripartenza il mitico gol e “la Juve si fece prendere dalla foga e dalla stanchezza”.
Venti anni dopo Calori è ancora l’uomo di Perugia-Juventus ma vuole pensare solo alla sua carriera da allenatore e rilanciarsi. “Mi rifaccio all’insegnamento di Mazzone. Non voglio regali da nessuno, mi piacerebbe però prendere una squadra piccola e portarla in Serie A”.
