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Grifo, Goretti: “Io e il presidente i primi responsabili del tonfo. Ma i tifosi stiano vicini a Santopadre”

L’ormai ex Dt ha voluto salutare la sua Perugia in una conferenza stampa a cuore aperto. “L’ho meritato per otto anni, ora non merito di essere il ds di questo club. Si stanno facendo scelte grandi e mi auguro vincenti, torno a fare il tifoso”

Una retrocessione che lascia voglia di rivincita, come ammesso nel corso della conferenza stampa. Ma una retrocessione che alla fine dopo otto anni lo ha portato a lasciare per la quarta volta il grifo. Non ha voluto parlare dei dettagli, si è preso e condiviso le responsabilità con il presidente ma ha anche difeso il suo lavoro svolto negli anni di connubio con Santopadre.

Come è maturata la decisione di andare via? Santopadre avrebbe voluto tenerla.

Con il presidente ci siamo visti dopo i play out. Abbiamo parlato molto di più in questi giorni che in questa schifosa, interminabile stagione. Abbiamo parlato a cuore aperto ed abbiamo ragionato insieme sul bene del Perugia. E’ stata un decisione presa in maniera condivisa e onesta. Penso non ci sarebbero state le condizioni per una sinergia forte e immediatamente vincente. A livello umano, però, ci saremo sempre l’uno per l’altro“.

Ha definito schifosa la stagione, si è sentito tradito dai giocatori?

Credevo fosse impossibile far retrocedere il Perugia, invece ci siamo riusciti. Non mi va di parlare di tutti i particolari, ma partendo da me e dal presidente i responsabili di questa retrocessione siamo noi e dobbiamo dividerci le colpe. Io perché ho scelto i giocatori, il presidente perché ha gestito nel modo non giusto. Non aggiungerò altro”.

Quando ha avuto la sensazione che la situazione stesse degenerando?

A volte i messaggi che uno manda fuori, li manda anche dentro lo spogliatoio ed all’interno della società. Fino alla fine del girone d’andata ci sono state troppe espulsioni, troppi falli di reazione, troppe lamentele. Alla fine della partita con il Venezia, l’ultima prima dell’interruzione, ho detto dentro lo spogliatoio che se non cambiavamo atteggiamento rischiavamo di retrocedere. Poi da gennaio ad agosto abbiamo visto un  film dell’orrore scritto da un regista molto bravo”.

Sarebbe rimasto in caso di salvezza?

No, questa stagione mi ha fatto pensare di fare un passo indietro. Questi otto anni non meritavano questo finale“.

A gennaio avete sottovalutato la situazione?

Non voglio stare a guardare i numeri. A dicembre è stata fatta una valutazione: non si potevano prendere giocatori per rafforzare la rosa.  A dicembre già capisci quale squadre ti permetteranno di fare le operazioni. Io ho chiarito la situazione del mercato in questa stagione spiegando che pochi giocatori si sarebbero mossi e tra loro nessuno era di interesse del Perugia. Il cambio della guida tecnica è stato fatto per cambiare atteggiamento. Penso si possa parlare più avanti della seconda parte della stagione, fatta con gli stessi calciatori della prima. Una squadra che ha avuto una continua involuzione. Ho  già detto secondo me chi sono i responsabili della situazione. Inutile parlare dei dettagli“.

In questi otto anni è stato Spinazzola la soddisfazione più grande? E magari Iemmello la delusione?

Non mi va di parlare dei singoli giocatori. Non mi piace farlo e soprattutto in questa conferenza. Un bravo direttore sportivo non parla dei giocatori bravi o non bravi. Deve dare l’opportunità a chi ha talento di giocare nella situazione giusta. Un buon direttore deve anche  capire i propri errori, dove ha sbagliato”.

Ha dato un spinta anche al settore giovanile per i giovani nella zona. Un lavoro che continuerà?

“La mia storia parte nelle giovanili del Perugia e ci tengo tantissimo. Deve essere una risorsa straordinaria e ci tengo forse più di ogni altra componente della società. I più forti ragazzi della regione devono giocare il prima possibile nel settore giovanile del Perugia, per crescere insieme alla società. Io credo che il mio più grande fallimento sia non essere riuscito a creare un sistema già forte che parte dal settore giovanile, dalle strutture, dal modello di comportamento della prima squadra , dalla predisposizione dei giocatori della città di Perugia. Il non dare un’identità forte. Siamo andati avanti e tornati indietro. Negli anni non c’è stata un crescita omogenea”.

Che Perugia lascia nel campionato di Serie C?

In questi otto anni sono stato direttore sportivo del Perugia. Ho annullato la mia vita ed è stata per me una cosa bellissima ed esclusiva, ma finita male. Credo di essermelo meritato anno dopo anno, come quest’anno non mi sono meritato di continuare ad esserlo. E’ stata una parte della mia vita, vissuta in maniera totale. Sono perugino e finché c’era il Perugia per me non esisteva niente altro perché ho inseguito il sogno. In questi ultimi mesi è stato un incubo. La retrocessione mi perseguiterà per tanto tempo e mi lascerà sempre una grande voglia di rivincita. Speravo di finire con una convocazione in corso Vannucci per festeggiare qualcosa, ma ho lasciato uscendo dallo stadio tra gli insulti. Torno ad essere tifoso di Perugia“.

Santopadre sta inaugurando una nuova era.

“E io dico forza, forza, forza Perugia. Il presidente è partito forte. Gianluca (Comotto, ndr) lo conosco benissimo. Sono sicuro che saprà dare il suo carattere alla società, gli faccio un grandissimo in bocca al lupo. Il presidente ha scelto come ds un grande vincente (Giannitti, ndr) e gli faccio i complimenti. Parlo da tifoso: dobbiamo partire a razzo e dobbiamo puntare a vincere il campionato. Bisogna stare sette mesi in Serie c, non di più. Questa è la mia grande speranza e fondamentale sarà l’apporto dei tifosi. Bisogna creare un ambiente positivo e sostenere il presidente che deve essere una figura lucida. Remando dalla stessa parte si può fare bene”.

 

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