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Grifo, Caserta come Conte: addio da vincente

Il tecnico calabrese ha trovato l’accordo per rescindere con il Perugia. Dopo una stagione ricca di parallelismi con il suo maestro, andrà a provare a vincere la Serie B con il Benevento

“Caserta come Conte” cantavano i grifoni in festa nello spogliatoio di Salò. Ora il tecnico calabrese ha completato il percorso seguendo il percorso tracciato dal maestro pugliese. Conte ha impiegato due anni per centrare il proprio obiettivo, poi ha lasciato l’Inter. Caserta è riuscito invece a tagliare il traguardo al primo colpo, ma l’esito non è cambiato. Niente riunioni fiume con la società, ma una situazione di stallo che ha portato all’unico esito plausibile: l’addio anticipato. In entrambi i casi, la distanza di vedute non è stata colmata.

La mentalità

Nel corso di tutta la stagione era emerso con le dovute proporzioni il parallelo tra il tecnico dell’Inter, storicamente un vincente, e quello del Grifo, che viene inserito tra i più importanti tecnici in rampa di lancio. Ad accomunare i due, primo su tutti è l’aspetto mentale: il martellare i giocatori in allenamento per ottenere il meglio da loro in partita. Caratteristica di chi è un grande lavoratore per natura e vuole inculcare nella squadra la cultura del raggiungere l’obiettivo attraverso la fatica.

Atteggiamento che è andato di pari passo con il creare il senso di appartenenza ad una grande famiglia, in cui tutti sono importanti e ognuno ha il suo momento. Così Caserta non ha avuto paura a dare meno spazio, prima, e poi reinserire nella centralità del progetto giocatori come Rosi e Falzerano. Da qua la capacità di valorizzare appieno la profondità della rosa: ventidue i giocatori utilizzati per almeno dieci partite dal calabrese, lista dalla quale rimangono fuori solo Minelli e i baby Konate e Lunghi. Una strategia che ha ripagato sia all’Inter, dove i gol di un giocatore come Darmian sono stati importanti per lo scudetto di Conte, che al Perugia, dove Bianchimano si è rivelato la vera sorpresa della stagione.

La stagione

Anche l’andamento delle due stagioni presenta fattori in comune. Entrambe sono state condizionate da un inizio ritardato (finale di Europa League per l’Inter, play out per il Perugia) che ha determinato una partenza al rilento, magra di risultati: tre sole vittorie nelle prime sei. A segnare la svolta è stata la capacità di rialzarsi dopo una grande delusione: il quarto posto in Champions ha fortificato la squadra milanese, la batosta di Mantova (5-1) ha fatto calare nella Serie C quella perugina. L’ennesimo fattore ad accomunare i due cammini è stato quello di sapersi rivelare una squadra grande contro le big. L’Inter ha vinto cinque dei dieci scontri contro le prime sei classificate, il Grifo addirittura sette.

Chiave di volta è stata anche la capacità di cambiare e correggere il proprio percorso: da una parte con l’inserimento di Eriksen nello scacchiere, dall’altra il saper passare dalla difesa a quattro a quella tre e viceversa. Ora, con l’addio in direzione meridione, Caserta ha completato il percorso. Il Perugia deve ringraziare per averlo riportato in B, ma la testa già va al futuro che si chiama Alvini.

 

 

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