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Grifo, Santopadre sull’addio di Caserta: “Mi sento tradito”

Il presidente biancorosso racconta: “Abbiamo deciso di incontrarci dopo la Supercoppa per evitare distrazioni. Abbiamo subito capito che qualcosa non andava. Se hai bisogno di un progetto migliore, non ti senti all’altezza”

“Qua tutti abbiamo ricevuto offerte. C’è chi abbandona e chi resta”. Così Massimiliano Santopadre tornato a parlare dopo praticamente un anno di silenzio, dalla sala stampa del Curi ha commentato l’addio di Fabio Caserta descritto come “molto combattuto  perché credo fosse a disagio nei confronti della società e spero anche dei tifosi che gli hanno sempre voluto bene e lo hanno supportato anche nei momenti di difficoltà”.

“Abbiamo fatto un cammino importante assieme. – ha raccontato il numero uno biancorosso – L’estate scorsa avevo già spiegato a Caserta il progetto triennale con cifre che raddoppiavano ogni anno e cosa sarebbe successo anche in caso di pronta risalita e lui era felice. Il giorno dopo la vittoria di Salò ho chiamato il tecnico verso mezzogiorno e abbiamo deciso di non parlare per due settimane del futuro per dare la priorità alla Supercoppa. L’incontro è stato spostato perché tenevamo al trofeo e non volevamo distrazioni. Quando poi ci siamo rincontrati ho trovato un atteggiamento diverso da quello che mi sarei aspettato con l’allenatore che aveva dei dubbi che uscivano dal discorso progetto. Finita la riunione abbiamo subito capito che qualcosa non andava. Gli abbiamo chiesto di fare la foto tutti e quattro assieme, anche con i due direttori, per dare un segnale di ripartenza uniti e ci ha chiesto di aspettare martedì. Venerdì sono uscite le voci relative a Benevento e Crotone. Domenica poi ho chiamato Vigorito con il quale ho un grande rapporto che va al di là del calcio: mi ha detto che mi avrebbe chiamato lui e mi ha spiegato la situazione. Abbiamo trovato la quadra in sette minuti. Quando avremo tempo ci incontreremo e troveremo la soluzione che renderà tutti contenti”.

Santopadre ha spiegato i suoi pensieri e le sensazioni: “Mi si vuole fare una colpa perché ho trasformato l’esigenza di Caserta in un’opportunità per il Perugia? Io ho ragionato d’azienda. Quando uno se ne va, mi dà qualcosa. Mi sono lasciato con lui con il massimo rispetto perché non potrò mai dimenticare quello che ha fatto per il Perugia. Dal punto di vista umano però mi sento tradito. Ero convinto di poter dare continuità al percorso. Non ci sono riuscito e questo mi ha fatto stare male per qualche giorno. Poi ho reagito: se si considera allenare il Perugia come un percorso da seconda fascia e non come un onore per me il discorso è chiuso”. Infine il paragone con due altri addii molto discussi:” Rimane comunque un discorso diverso da quello di Nesta e Bucchi. Alessandro venne a parlare da me libero da contratto perché fin dal suo arrivo mi disse che a giugno non voleva avere vincoli decisionali. Cristian venne chiamato dal Sassuolo che giocava in A e aveva la forza economica della famiglia Squinzi. Sappiamo le disponibilità economica e la progettualità che può usare il Benevento come forza contrattuale, ma è una squadra di pari categoria. L’addio di Caserta è quello che mi ha ferito di più”.

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