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Euro 2020, Italia-Austria: Azzurri avanti con la panchina. Ma quanta sofferenza…

A Wembley servono i supplementari per superare gli avversari  grazie agli ingressi di Chiesa e Pessina (2-1)

Quest’Italia sa anche soffrire. Dopo tre partite dominate nella fase a gironi, dove aveva incantato tutti con il gioco, a Wembley negli ottavi di finale contro l’Austria la Nazionale affronta il primo momento di difficoltà in questo Europeo. E dimostra di saperlo superare. Il 2-1 finale – che interrompe anche il record imbattibilità di 1143 minuti – matura solo nei supplementari, grazie all’apporto degli uomini subentrati dalla panchina.

Ritmi alti dall’inizio. L’Austria è ordinata in impostazione e in fase di contenimento la mette subito sul piano fisico. Arnautovic dopo appena 1 minuto fa assaggiare i tacchetti a Barella e rimedia il giallo. Hinterreger e Sabitzer fanno densità in mezzo a campo, così per il primo quarto d’ora Jorginho e Verratti faticano a dettare i tempi di gioco.

Superata la tensione iniziale, l’Italia prende in mano le redini del match. Manovra tambureggiante e ricerca della profondità, soprattutto dal lato di Spinazzola. Il folignate conferma il suo ottimo stato di forma mettendo costantemente in difficoltà a sinistra Lainer.

Gli uomini di Mancini però mancano sempre il passaggio decisivo negli ultimi metri. Così è Immobile al 31′ a provarci dalla distanza, senza l’aiuto della buona sorte. Il suo tiro a foglia morta scheggia l’incrocio dei pali. Pochi minuti prima lo stesso attaccante partenopeo aveva sprecato un’ottima occasione, ciccando lo stop sul lancio di Barella.

Il monologo azzurro del primo tempo non porta frutti e si va al riposo sullo 0-0. La ripresa invece inizia con tutt’altro copione. Gli austriaci pressano alti e il primo squillo è di Alaba al 50′. Punizione dal limite concessa per un fallo di Di Lorenzo, ammonito nell’occasione. Tiro di poco alto. Cinque minuti dopo Insigne sciupa un contropiede con un cross corto sull’accorrente Berardi, ma la costruzione del gioco italiano in generale sembra più farraginosa.

Al 65′ il Var salva l’Italia. Arnautovic aveva beffato di testa la retroguardia azzurra, ma era in fuorigioco. Mancini prova a mettere benzina a centrocampo con Locatelli e Pessina per Verratti e Barella, calati fisicamente dopo un’ora.

Nonostante il grande spavento, la Nazionale non si scuote. Anzi, è il nervosismo ad aumentare, con la frustrazione che si legge nelle facce di Bonucci e compagni per non riuscire ad imporsi come al solito. Nel finale Belotti e Chiesa rilevano Immobile e Berardi, poco lucidi questa sera. Il risultato non si sblocca. Si va ai supplementari. Ed è lì che la mossa del ct si rivela decisiva.

Vittoria ai supplementari

Le forze fresche in attacco schiacciano la difesa biancorossa. Al 95′ Spinazzola confeziona un cross pennellato per Chiesa sul secondo palo. Lo juventino si aggiusta il pallone prima di testa e poi sul piede sinistro. Tiro secco, incrociato, rasoterra su cui Bachmann non può nulla.

Dieci minuti dopo Pessina raddoppia sfruttando una giocata di Acerbi spalle alla porta. Il difensore salito fin dentro l’area avversaria nell’azione arrembante, riesce cadendo a servire l’atalantino. Altro tiro incrociato, stavolta sul palo opposto, e 2-0. Ma non basta per smettere di soffrire. Nel secondo supplementare in mischia da calcio d’angolo sbuca la testa di Kalajdzic che costringe agli ultimi 7 minuti di apprensione. Chiesa si divora il 3-1 e la doppietta personale, ma non fa niente. Si vola a Monaco di Baviera per i quarti di finale contro Lukaku o Ronaldo.

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