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Palermo shock alla vigilia di Perugia: “Non sappiamo in che mani siamo”

Il difensore rosanero Bellusci è un fiume in piena dopo il posticipo pareggiato con il Foggia e i fischi ricevuti dai tifosi.

Il Palermo è in un mare di… dubbi. Il caos societario ha già messo più che una incognita sul futuro, il presente è però la sfida di sabato al Curi contro il Perugia. Dopo il match pareggiato ieri con il Foggia, Calciorosanero.it  riporta nelle parole di Bellusci tutte le problematiche della formazione siciliana.

“Chiedo scusa per i modi che ho avuto a fine partita – ha detto Bellusci – ma non nel pensiero. Non meritavamo i fischi questa sera in una partita che abbiamo giocato per 75 minuti nella loro metà campo e li abbiamo surclassati, se la sblocchiamo possiamo anche vincere 5-0. In questo momento non sappiamo in mano a chi stiamo e al momento mentalmente siamo fragili per le circostanze legate alle condizioni societarie. Non abbiamo garanzie di nessun tipo e ci sono sono mister Stellone e il direttore Foschi che ci stanno proteggendo da tutto e da tutti. Siamo da soli. Credo che dopo una prestazione del genere vanno fatti i complimenti a questa squadra. Ci dovete aiutare perché siamo soli, dobbiamo essere uniti perché altrimenti rischiamo di fare ancora più fatica“.

Il tecnico Stellone ha anche svelato che il difensore rosanero ha pianto e negli spogliatoio per la situazione in cui si ritrova coinvolto insieme ai suoi compagni di squadra. “Ci potete fischiare a Cremona – ha spiegato ancora Bellusci rivolto ai tifosi -, dove abbiamo steccato la partita mentalmente, tatticamente e tecnicamente o per i 60 minuti di Salerno, ma oggi non lo tollero. E’ una squadra che ha dato tutto, che ha avuto i crampi, avremo fatto 40 km a giocatore: questo significa cuore e amor proprio, voglia di vincere nonostante non ci sia una garanzia. Bisogna aspettare il 15 per gli stipendi, la gente dice che finché prendiamo gli stipendi possiamo stare tranquilli ma non è così. Il futuro e la prospettiva quali sono? Non mi interessa prendere lo stipendio il 15. Mi chiedo che futuro c’è? Di chi siamo?“.

 

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