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Kouan, la vita in un sogno: “Con il Perugia in Serie A”

Intervista al centrocampista ivoriano del Grifo che racconta il rapporto con la maglia biancorossa, la fede e il percorso che l’ha portato a vivere un’esperienza “che non avrei mai potuto immaginare”

C’è un grifone che più di tutti, per la carica naturale che trasmette e per il lungo periodo di stop forzato in stagione, sta soffrendo l’inattesa pausa agonistica. Christian Kouan non ha comunque perso la propria positività e simpatia.

Durante l’isolamento casalingo per l’emergenza sanitaria, il centrocampista ivoriano del Perugia racconta la sua storia senza filtri e con la stessa energia che sparge sul rettangolo verde.

Christian, riesce ad allenarsi a casa?
“Attacco alle 15 tutti i giorni. Seguo il programma del prof e poi scendo sotto il palazzo e faccio un lavoro tecnico con il pallone (video, ndr). I vicini non si lamentano, anzi si mettono al balcone e fanno il tifo”.
Come se la cava in cucina?
“Prima non ero bravo, ora prendo lezioni in video chiamata con mia madre che sta in Francia insieme ai miei fratelli. Ho mangiato spaghetti con i gamberi e tagliata di pollo. Mi manca un po’ la famiglia, non ci vediamo da 8 mesi”.
Nella gara di Salerno è rimasto in campo nonostante una frattura al piede. Lo rifarebbe?
“Non è facile da spiegare. Stavamo perdendo, avevamo finito i cambi, ho pensato che c’era bisogno di me e dovevo continuare a dare tutto, anche su una gamba sola. Sono stato fuori 4 mesi, ma non volevo lasciare i compagni in difficoltà”.
Cosa ha provato quando il presidente Santopadre ha detto che, per questo sacrificio, lei è il simbolo del Grifo?
“Ero contentissimo, se il presidente mi vuole bene anche Perugia mi vuole bene”.
Si aspettava il cambio di allenatore?
“Quando ho saputo che sarebbe arrivato Cosmi, un allenatore amato a Perugia, ho pensato che ci potesse stare. Ma io, anche se ci fosse Guardiola, sono qui solo per imparare”.
Per spirito di sacrificio e modo di interpretare il ruolo di mezzala lei sembra proprio l’uomo giusto per Cosmi…
“Ogni allenatore vuole certe cose, ma lui insiste ancor di più sul fatto che dobbiamo dare tutto per questa maglia. Il primo messaggio nello spogliatoio è stato: ‘ragazzi io voglio andare in A’. Ci sono state delle difficoltà ma il ritiro ci è servito per capire meglio anche cosa vuole il mister e l’abbiamo dimostrato con la Salernitana. Sono fiducioso, i frutti del lavoro fatto si vedranno e possiamo fare un bel finale di campionato”.
Cosa significa per lei il Perugia?
“È la mia prima squadra professionistica, darò fino all’ultima goccia di sudore per questa maglia. Perugia è come una famiglia per me”.
Ci racconta il percorso che l’ha portata qui?
“La mia famiglia vive alla periferia di Parigi e io stavo quasi per lasciare il calcio. Poi mio zio, Christian Bouah, mi ha convinto che l’Italia fosse il posto giusto per me e mi ha portato alla Vigor Perconti, in Eccellenza laziale. Quando ero lì ho fatto dei provini con la Roma, il Nizza e il Perugia e mi voleva anche l’Udinese. In estate abbiamo valutato tutte le soluzioni, non avevo paura di nulla ma volevo solo una squadra dove poter giocare. Così sono venuto a Perugia anche se, inizialmente, sono rimasto deluso perché mi hanno fatto andare in ritiro con la primavera. Ho guardato dritto in faccia il direttore Pizzimenti e ho detto: ‘Entro sei mesi sono in prima squadra’”.
E…
“A dicembre Breda mi ha convocato e sono rimasto in panchina. Partito per le vacanze, sono stato richiamato in anticipo per allenarmi con la prima squadra per l’inizio del girone di ritorno”.
Ricorda l’esordio?
“Contro l’Entella il mister ha dato la formazione solo mentre eravamo in campo e, quando ho visto il mio nome fra i titolari, gli ho chiesto se era una scherzo. Me la sono fatta un po’ addosso (sorride, ndr), poi ricordo che dal primo contrasto con Crimi ho preso fiducia, ho sentito la spinta dei tifosi e ho fatto anche gol. E ho fatto gol anche nella partita successiva a Pescara. Non avrei mai potuto immaginare una cosa del genere”.

In questi 3 anni chi l’ha aiutata di più tra i grifoni?
“Il capitano Raffaele Bianco, ma anche Verre, Del Prete e Colombatto. Ora ci sono Angella e Iemmello che mi danno tanti consigli, e anche Buonaiuto che mi chiama ‘stampella’ e mi prende sempre in giro (sorride, ndr)”
Il suo giocatore preferito?
“Arturo Vidal”.
Il suo rapporto con la fede?
“Mi aiuta tantissimo, non ti fa mollare. È stata fondamentale anche durante l’infortunio perché ‘tutto quello che Dio fa è bene’, com’è scritto nella Bibbia”.
Ci pensa alla Nazionale?
“Ancora non sono stato mai convocato dalla Costa D’Avorio ma ci spero”.
Il suo sogno?
“Voglio segnare ancora sotto la Curva Nord. Il mio sogno è salire con il Perugia in Serie A”.

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