Lunga e bellissima confessione del direttore dell’area tecnica al museo del Perugia: “Il presidente mi ha insegnato un altro lavoro”
“Dopo una partita con l’Arezzo ho deciso che avrei smesso di giocare – ricorda Goretti – era venuto a vedermi il mio grande amico Emanuele Brioschi e mentre giocavo pensavo a lui in tribuna che mi guardava. Andai dal presidente Damaschi e gli dissi che questa era la mia decisione. Lui mi chiese di rimanere come ‘capitano non giocatore’, come si usa nella Coppa Davis“.
“Rimasi, poi diventai responsabile del settore giovanile perché quello che c’era prima se n’era andato. Vivevo all’ombra di Agnolin che mi ha insegnato a comportarmi in questo mondo, a diventare grande di fatto, perché credo che finché si resta calciatori non si cresce davvero. E lui mi ha dato davvero tanto“.
“Poi con Santopadre mi è stato chiesto di fare il direttore sportivo. È stata una grossa emozione. Ma vi posso dire che è molto più facile gestire una sola squadra di adulti che tante squadre di ragazzini, non tanto per loro quanto per i genitori, i papà e soprattutto le mamme…“. Il futuro? È un’incognita.