Il medico sociale del Grifo fa il punto sulla situazione, sottolineando le tante difficoltà, ma dimostrandosi comunque positivo sulle possibilità di ripresa dei campionati
Dopo le dimissioni del medico del Trapani, continua il dibattito sul ruolo dei medici sociali delle società professionistiche nella fase due del calcio italiano. Su Tmw parla un personaggio che a Perugia è una leggenda, oltre ad avere un ruolo attivo sul campo: è Lamberto Boranga, ex portiere, ora componente del team medico della società biancorossa.
“Io in quanto medico del Perugia ho una responsabilità altissima – dice intervenendo al TMW News – prima della visita devono fare tutti il tampone. Poi gli esami ematologici per vedere gli anticorpi e quindi la visita. Per quel che riguarda la serie A c’è un protocollo che è stato fatto bene. Ma se arriva un positivo qualche problema ci sarà: che facciamo? La responsabilità è del medico che firma il certificato in cui si attesta che il giocatore è in ottima salute?“.
“Si potrà fare un’assicurazione sia al medico sia al giocatore, che già c’è per prassi federale, e valuteranno di volta in volta la situazione di salute di ogni giocatore e di chi entra in campo, dai magazzinieri ai raccattapalle. Per la A si può fare e bisogna stare alle regole. E’ una situazione da gestire: c’è un giocatore con un movimento anticorpale sospetto o con delle linee di febbre? Non gioca. Il tecnico in queste situazione lo fa il medico che si prende la responsabilità che tutto vada bene“.
“Il modello tedesco? Può anche andar bene ma i numeri nostri sono diversi rispetto alla Germania, siamo arrivati ad oltre trentamila morti. Per me comunque al 70% si ricomincia: ci sono da capire anche le società che devono stare attente pure alla svalutazione dei calciatori, poi c’è la questione degli introiti televisivi. Se le cose non vanno come dovrebbero, verrà annullato il campionato. Però andiamo avanti perché il calcio ne ha bisogno e la Serie A è un traino per tutte le categorie“.