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L’ex Perugia Cosmi: “Questo non è calcio, alcuni giocatori hanno riportato anche le scarpe a casa”

Il tecnico del Venezia e i playout da disputare la prossima settimana: “Sono passati venti giorni, ma come si fa a giocare una partita in queste condizioni?”

L’allenatore dei lagunari Serse Cosmi, presente in conferenza stampa con Dante Scibilia e Matteo Bruscagin, ha detto la sua sulla decisione del Consiglio Federale di far disputare i play out contro la Salernitana: “Io cercherò di parlare di calcio perché il mio mestiere mi impone questo, anche se è difficile farlo in questo momento. Il 12 maggio noi siamo partiti con la consapevolezza di dover disputare i play out, eravamo felici di aver battuto il Carpi e avevamo fiducia _ come riporta trivenetogoal.it _ . C’erano date stabilite e avremmo dovuto affrontare la Salernitana in una condizione positiva, il che non vuol dire che avremmo vinto, ma stavamo bene. Tre giorni dopo leggo il comunicato con la classifica esecutiva e chiedo conferma su quanto fosse definitiva sentendomi rispondere di non preoccuparci”

Quali allenamenti? “Sui giornali ho letto che ci siamo allenati regolarmente, ma è una grande cazzata. Ci siamo allenati in maniera saltuaria, ci sono otto giocatori in scadenza, nove giocatori in prestito e inevitabilmente si fanno certo discorsi. Alcuni hanno riportato anche le scarpe a casa. Io non posso chiedere di non giocare, ma dico solo che i toni utilizzati siano incredibili, faccio fatica a commentarli _ continua Cosmi _ . Nell’eventualità che si disputino i play out non ci sono stati i presupposti per averli preparati nel modo giusto. O con i requisiti minimi. Non voglio sentire dire che alla fine decide il campo, questo non è calcio. Che attendibilità avrebbe una partita in queste condizioni? Come si fa a giocare 25 giorni dopo la fine del campionato? I nostri tifosi chiedono di rispettare la nostra maglia non giocando, pensate che paradosso. Vorrei parlare con il signor Gravina e il signor Balata. Non sappiamo neanche se possiamo andare a Salerno in aereo perché non ci sono 50 posti. Farò quello che mi dice la società”.

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