L’edizione odierna de Il Messaggero analizza gli effetti economici della eventuale retrocessione al termine della doppia sfida playout: in ballo ci sono almeno 10 milioni di euro

Una retrocessione assolutamente da scongiurare. Il Messaggero edizione Umbria di oggi ha approfondito l’aspetto del danno economico che comporterebbe una caduta in Lega Pro per il Perugia al termine del doppio spareggio playout con il Pescara del 10 e 14 agosto. Basta valutare il fatturato medio delle società di Serie B (dai 10 ai 15 milioni di euro) e quelle di C che generano mediamente appena 2,5 milioni di ricavi a fronte di 3,7 milioni di spese stagionali. La B ha istituito anche un paracadute per le formazioni che retrocedono ma, a parte rarissime eccezioni, i soldi risultano largamente insufficienti per affrontare il ‘buco nero’ della terza serie. Quella tra Perugia e Pescara che retrocederà, per intenderci, riceverà da 1 a 1,5 milioni di euro.

Il vero danno lo riceveranno quelli che Il Messaggero definisce ‘i maggiori azionisti’ del Perugia assieme al presidente Santopadre: la mutualità e i contributi federali, gli introiti da sponsor e marketing e naturalmente quelli da botteghino, tutte voci che sarebbero ridimensionate in maniera drastica a fronte di un ridimensionamento di un terzo del monte ingaggi medio dei giocatori. Senza dimenticare naturalmente l’indotto di una B per l’intera città rispetto alla modesta esposizione mediatica di una Lega Pro. Difficile quantificare con precisione una eventuale perdita complessiva, perché ogni stagione fa storia a sé tra costi e ricavi, ma per il Perugia che in questa stagione è arrivato a fatturare 18 milioni (attenzione a non confondere il fatturato, la somma di ciò che l’azienda fattura, con l’utile, ovvero la differenza fra i costi e i ricavi), parlando di una decina di milioni di euro si sbaglia di poco.