Intervista al portiere del Grifo che tocca tanti argomenti. La forza di Vicario, l’interpretazione del ruolo, i compagni che devono ancora esplodere, la generosità degli attaccanti e quel primo approccio con i tifosi biancorossi in trasferta a Sesto Fiorentino nel 2011
Fissato l’obiettivo personale e, quindi, un futuro da numero 1 con il Perugia, Andrea Fulignati si è raccontato durante la pausa forzata del campionato con un focus sul delicatissimo ruolo del portiere e la sua conoscenza dell’universo biancorosso. “A Sesto Fiorentino c’erano 500 tifosi perugini in trasferta”.
In questi mesi come ha trovato Perugia?
“È una piazza esigente e con un amore incondizionato per la maglia biancorossa. Ma già la conoscevo, ricordo quando ero alla Sestese in D e arrivarono in trasferta 500 tifosi perugini. Lì ho capito molte cose. E poi mister Cosmi a Trapani prendeva spesso l’esempio di Perugia per spiegare la passione per la squadra”.
Vicario sta facendo un grande campionato, dove può arrivare?
“Guglielmo ha dentro una forza, in cui mi ritrovo, per aver fatto campionati di categoria inferiore. Dopo il settore giovanile all’Udinese è venuto dal basso e ha la giusta fame. Con la sua testa può arrivare senza problemi in Serie A”.
Lei su cosa sta lavorando?
“Devo migliorare nella cura nel cura dei dettagli, il mister mi sprona a limare le piccole cose. Poi cerco di sfruttare le mie qualità, credo di avere una buona attitudine con i piedi per giocare con la squadra da dietro. Ma alla fine (sorride, ndr) ho i guanti e quindi provo anche a parare”.
Come va interpretato il ruolo nel calcio di oggi?
“Ci vuole libertà mentale. Bisogna giocare senza subire un mezzo errore ma mantenendo sempre equilibrio, nonostante sia il ruolo più delicato. A Sassuolo, ad esempio, avevo piacere di giocare e avrei voluto che la partita durasse di più. Questo è frutto della giusta serenità, anche grazie al gruppo di lavoro che si è creato qui a Perugia, i compagni si fidano di te e i risultati vengono fuori”.
Il numero uno dei numeri uno?
“Cerco di studiare un po’ tutti, i migliori per me sono Handanovic e Oblak”.
Qual è il grifone che deve ancora esprimere il suo potenziale?
“Capone mi ha sempre impressionato. In allenamento fa cose straordinarie, deve stare tranquillo e abbinarci un po’ di forza mentale. Sono convinto che verrà fuori perché è intelligente”.
In generale però gli attaccanti hanno faticato parecchio, Iemmello a parte…
“Qualche problema c’è stato ma è anche fisiologico che Falcinelli e Melchiorri possano fare meno gol per la disponibilità che hanno nei confronti della squadra. Diego è generoso e viene sempre a legare il gioco, lo stesso vale per Federico. Ci sta che perdano lucidità in area”.
Voi portieri avete tenuto un rendimento sempre alto, come spiega invece la strana stagione del Perugia?
“Con Oddo c’era un’altalena di risultati e mi ha dato fastidio non aver trovato la continuità per stare con le prime. Pensavo che Cosmi, che conoscevo da Tarpani, potesse risolvere questi problemi e invece siamo ricaduti negli stessi errori. Le 5 sconfitte hanno cambiato il nostro campionato e abbiamo dovuto pensare a scappare via dai play out”.
Come immagina la ripartenza?
“Un nuovo mini campionato. Ma molto diverso a quando si inizia ad agosto perché le partite contano subito tanto e i tempi di recupero sono minimi”.