Parallelo de Il Messaggero tra tecnici zemaniani e direttori perugini fatti in casa, undici anni dopo
A Francesco Baldini, 49enne toscano di Massa dalle spalle larghe con trascorsi da grande difensore, sono bastate due settimane per trasformare un gruppo travolto quasi nell’interezza dalla tristezza (sono parole del tecnico) e dalla malcelata voglia di cambiare aria. Chi ha seguito gli allenamenti può confermare: quel pallone ora rotola sul prato verde rasoterra e in gran velocità, tra sovrapposizioni, folate continue dei laterali fino al cross, inserimenti di mezzeali e attaccanti esterni, con la difesa altissima e il play a farlo scorrere. E poi pressing in fase di non possesso, recupero palla e ancora velocità e sudore a getto continuo. Lo scrive Il Messaggero dell’Umbria nel suo approfondimento odierno.
Ricorda qualcuno? La memoria corre al novembre del 2012, quando al posto di Pierfrancesco Battistini, in piena serie C, sbarcò a Perugia un allenatore dal curriculum poco invidiabile (Lanciano, Martina, Cavese, Benevento senza mai o quasi risultati apprezzabili), un altro ex difensore del Perugia, uno che rendeva il suo tributo al Maestro Galeone ma poi sul campo seguiva di più i dettami di Zeman: l’allora 46enne Andrea Camplone.
Il Perugia di un Massimiliano Santopadre presidente da pochi mesi navigava a centroclassifica e in un baleno cambiò passo, diventando travolgente macchina da gol fino al playoff con il Pisa. La storia è nota, assistito dal lavoro sul mercato del nuovo ds Roberto Goretti, allora 41enne promosso dal Settore Giovanile, Camplone l’anno successivo riuscì nell’impresa di riportare in B il Perugia che adottava un anomalo 3-5-2 straoffensivo e molto, molto zemaniano, lasciando un segno indelebile anche da allenatore. A distanza di 11 anni il Perugia torna a respirare quell’aria fresca anche negli uffici, dove ha preso stanza un 37enne serio e determinato, il ds in pectore perugino Jacopo Giugliarelli, che di Goretti non ha il curriculum da calciatore o le conoscenze ma sulla competenza del quale c’è chi è pronto a scommettere a occhi chiusi.
Il lavoro da compiere è simile a una montagna da scalare perché c’è una società che negli intendimenti ha optato per il cambio della guardia, senza trovarne ancora le condizioni; c’è una forte incertezza su tutto a cominciare dalla categoria per continuare con i tempi del mercato e delle gare ufficiali; ci sono i grifoni che pian piano si convincono della bontà del nuovo cammino ma sono tentati da avventure più serene e confortevoli; ci sono infine soprattutto i tifosi, pervasi da un comprensibile scetticismo, tutti da riconquistare e da riconciliare col pallone che gli regala amarezze in serie. Più difficile è l’impresa, più grande l’eventuale successo. Per dirla con Giugliarelli, un’opportunità.