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Giuseppe Barone, un americano a Perugia: “Grande feeling”

Appena inizia l’avventura con il Grifo, l’esterno a stelle strisce è stato fermato da un grave infortunio. Ora si racconta in un buon italiano: le origini siciliane di papà Joe, l’impatto con il calcio perugino e il tecnico Cosmi e i sogni nel cassetto…

Le spiagge del ragusano e il sole di Sicilia sono state la culla italiana del baby newyorkese Giuseppe Barone. Papà Joe ha trovato fortuna in America ma il legame con la sua terra è rimasto fortissimo e ogni estate arrivava il richiamo di Pozzallo.

Il pallone ha riannodato maggiormente il filo che lega la famiglia Barone all’Italia. Joe ha giocato nella squadra universitaria di Brooklyn è ha trasmesso la passione del calcio ai figli. Presto è arrivato il richiamo del Bel Paese. Sull’asse tra New York, Firenze e Perugia è nata l’avventura del secondo calciatore a stelle e strisce della storia del pallone biancorosso (dopo Gabriel Ferrari).

Giuseppe Barone, classe 1998, figlio del Direttore generale della Fiorentina e braccio destro del patron viola Commisso, a inizio 2020 ha coronato il piccolo sogno del primo contratto da professionista firmato in Italia con il Perugia. Un mese e mezzo di sorrisi e alta intensità prima della rottura del crociato in allenamento.

L’esterno statunitense, in questo periodo di stop, si racconta, in un buon italiano, fra una seduta di fisioterapia e il desiderio di tornare presto a calciare il pallone.

Giuseppe, come sta passando le sue giornate?
“Sono a Firenze per la prima parte di terapie dopo l’operazione del 21 febbraio. Sto bene, miglioro ogni giorno. La prima settimana è stata molto difficile ma lavoro per tornare in campo prima possibile. Ci vorranno 4 o 5 mesi, è la seconda volta che mi rompo il crociato, mi era già successo quando avevo 15 anni”.
Alla sfortuna per l’infortunio si è aggiunta anche l’emergenza per il Coronavirus. Come sta vivendo?
“E’ una momento difficile per l’Italia ma dobbiamo stare tutti uniti e rimanere a casa, rispettando le regole che ci sono in queste settimane. È importante per vincere in fretta questa partita”.
Quali sono state le sensazioni nei suoi primi giorni a Pian di Massiano?
“Quando ho firmato il contratto ho sentito subito il feeling con il Perugia e la Serie B. È un campionato difficile ma è un’esperienza molto importante per un giocatore giovane, sarà una buona cosa per me”.
Quali sono le differenze nel calcio tra Usa e Italia?
“I tifosi. Perugia è una piazza importante, per i tifosi devi sempre vincere e quando finisce l’allenamento li incontri fuori ad aspettarti. Negli Stati Uniti non esiste. Qui il calore della gente è spettacolare”.
Il Perugia dove può arrivare secondo lei?
“Non so se si ripartirà quest’anno, ma la classifica è corta e bastano due partite per rientrare nei play off”.
Ha conosciuto la città?
“Ho girato un po’ insieme a Fernandes e Perugia è bella. Chiaramente è diversa da New York (sorride, ndr), piccola ma carina”.
Che impressione le ha fatto Serse Cosmi?
“Quando ero in America vedevo il suo Palermo. Il mister vuole che si viaggi ogni giorno e mille all’ora e che la squadra dia tutto. È una grande persona fuori dal campo e un grande allenatore in campo”.
Suo padre cosa le dice?
“E’ felice per la mia esperienza in Serie B perché è importante per me. Gli dispiace solo di non potermi venire a vedere giocare”.
Il suo giocatore preferito?
“Dybala, è nei top 5 del mondo”.
Il suo ruolo preferito?
“In America facevo l’esterno alto del 4-3-3. Nel 3-5-2 di Cosmi ho fatto il quinto di destra”.
Negli Stati Uniti ci sono talenti pronti per il calcio italiano?
“Negli ultimi due o tre anni stanno emergendo bravi giocatori. Ma serve un po’ di tempo per adattarsi”.
Cosa ama di più dell’Italia?
“Il calcio e le spiagge”.
Ha un sogno nel cassetto?
“Ora penso al cento per cento al Perugia e un giorno vorrei giocare in Serie A”.

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