Per la rubrica “Giochiamo in casa”, l’iniziativa solidale sviluppata dalla Lega di Serie B, è stato intervistato il signor Francesco, che da oltre quarant’anni segue la sua squadra del cuore e a 90 anni, prima del lockdown, ancora andava allo stadio. Per questo è stato premiato da una targa: “Per me il Perugia è tutto. Io non ho nessun’altra squadra, fuori dal Perugia“.
“Com’è stato vivere senza calcio? Difficile. Perché c’era un grande timore di questa malattia. Poi a questa età, la paura era anche maggiore. Dalle mie parti si dice “la capra è cotta”. A un tratto ci hanno tolto tutto quanto, non si poteva più uscire, andare a ballare, andare allo stadio. È stata molto dura“.
“Io sono nativo di Collazzone, addirittura della frazione di Casalalta – racconta Francesco – e lì c’era la passione di andare allo stadio. E allora una volta con quello, una volta con quell’altro, non appena potevo, andavo a vedere il Perugia. A quei tempi non avevo l’auto, per cui dovevo sempre contare sul passaggio di qualcuno. L’abbonamento è arrivato in seguito“.
“Dobbiamo stare col presidente e con i giocatori. Dobbiamo avere pazienza, in attesa che il campionato cominci. Ed è così che faremo un bel campionato di B. E poi chissà, magari può scappare anche una Serie A. Il presidente la volontà ce la mette. E non si sa mai. Parlando di promozione, tutti noi dobbiamo sostenere la squadra. Riuscirci, non è solo una questione di soldi. C’è anche il supporto del tifo, bisogna considerare gli infortuni, le partite, gli investimenti“.