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Il doppio ex Gibellini: “Vi svelo i segreti della sorpresa Como. Il Perugia è stato il più forte del girone B”

L’ex goleador: “Il pronostico pende per il Grifo. Caserta gli ha dato praticità, il Padova mai dominante. Anche io in maglia biancorossa segnai un gol che poteva valere la promozione”

Un ex bomber di razza, ora un ds con un discreto fiuto per i talenti. Mauro Gibellini, sei promozioni centrate da calciatore tra Serie C e Serie B, è stato un Re Mida tra gli attaccanti: trasformava quasi ogni pallone toccato in gol. Un anno a Como e uno a Perugia, “Gibo gol” è un doppio ex della prima partita di Supercoppa di Serie C che vedrà affrontarsi alle 18 al Curi i lombardi e i grifoni.

Che ricordi ha della sua stagione a Perugia? (1984-1985)

“Fu un anno bello in cui facemmo il record d’imbattibilità della Serie B ma non centrammo la promozione per poco. C’era un ottimo organico: tanti bravi giocatori (tra i vari Novellino, Pazzagli, Secondini, De Stefanis) un buon allenatore (Agroppi), un bravissimo direttore sportivo, un presidente (Ghini) in quegli anni potente dal punto di vista economico e un pubblico appassionato in una piazza storica. Io arrivai a trentun anni e in forte difficoltà fisica. Mi ero rotto il menisco l’anno prima, quando vincemmo il campionato con il Como. Avrei dovuto risolvere il problema con il ginocchio entro un mese, ma ci ho convissuto sei/sette mesi. Non mi potevo allenare sempre e con l’esperienza avevo capito cosa avrei dovuto fare per rendere al 100%. Pensavo che anche se avessi giocato solo dieci minuti dovevo segnare, e così è stato considerando che partivo spesso dalla panchina”.

Il primo ricordo che le viene in mente di quella stagione?

“Alla penultima giornata affrontavamo il Padova in una partita sentitissima: loro si giocavano la salvezza, noi la promozione. La mattina Agroppi venne in camera mia e mi comunicò che per le mie condizioni fisiche sarei partito dalla panchina perché era una giornata molto calda. Preferiva schierare una squadra che il primo tempo potesse mantenere lo 0-0 e poi farmi entrare. Mi chiese di segnare il gol che ci avrebbe portato in Serie A. Io ormai avevo l’esperienza per le partite così importanti. La prima palla che toccai mandai in porta De Stefanis che prese il palo, la seconda segnai uno dei gol più belli della mia carriera. Vincevamo 1-0 ed avremmo disputato lo spareggio promozione se all’ultima giornata avessimo vinto in casa del Varese che ormai era retrocesso. La partita era stravinta, il Padova non riusciva neanche a superare la metà campo. Agroppi sostituì Graziani, il nostro regista, al cui posto fece entrare un giovane Rondini. Lo stesso Rondini, ci trovavamo a partita praticamente finita, scivolò in occasione di un lancio lungo dei veneti dalla propria metà campo. Per Dondoni rimase un corridoio completamente libero, il centrale vi si infilò, andò in porta e fece gol. Così perdemmo la promozione e quell’episodio mi segnò”.

Inizia la Supercoppa di Serie C. Chi è favorita?

“I fatti parlano da soli per la Ternana: una piccola corazzata per la Serie C che ha trovato un equilibrio importante”

Cosa pensa possa essere stato decisivo nella stagione del Perugia per superare il Padova?

“Nelle ultime partite c’è stato un calo del Padova che non so da cosa sia derivato, ma i veneti hanno perso sei punti in poche partite. Io ho visto anche lo scontro diretto all’andata e ho sempre pensato che il Perugia fosse la squadra più forte. Mi ha sempre dato l’impressione di essere una squadra molto concreta. Il Padova invece nonostante i talenti che aveva per la Serie C non mi ha mai dato la sensazione di essere dominante, non ha mai avuto un gioco molto fluido”.

Pensa Caserta possa diventare un allenatore importante?

“Da quello che vedo e da quello che mi hanno riferito chi lo conosce, è una persona vera. Mi piace e non è scontato in un mondo fatto di nani e di ballerine. Quando alla base c’è un uomo è più facile parlare di una carriera importante. Ho visto giocare sia la sua Juve Stabia che il suo Perugia. Non ha un gioco spumeggiante come De Zerbi, ma è molto concreto e sa dare equilibrio alle sue squadre”

La piazza di Perugia chiedeva un attaccante da venti gol, Giannitti ha puntato su un parco attaccanti con più potenziali marcatori. Che ne pensa?

“Partiamo dal presupposto che chi vince ha sempre ragione. Il calcio adesso è un po’ cambiato, ma la storia per me è sempre la stessa: devi avere due attaccanti di qualità. Vedi l’Inter con Lukaku e Lautaro per esempio. Io ho sempre vinto quando come compagno avevo un grande attaccante. Una coppia forte ti permette di avere la sicurezza per uscire anche dai momenti di difficoltà: se non subisci gol vinci perché uno dei due segna quasi sicuramente”

Si aspettava che il Como vincesse il girone A?

“E’ stata una sorpresa, pensavo fosse più debole delle avversarie. Conosco bene Gattuso: è innamorato del Como e ha sempre avuto la stima della piazza. Si è sentito una cosa unica con la squadra e la città, ha trasmesso una grande passione e ha trovato la quadratura giusta. il Girone A mi è sembrato però nel complesso meno forte degli altri due”

Sabato le due sue ex squadre si affrontano al Curi, per chi tifa e chi pensa vincerà?

“Se dovessi puntare su una squadra, sarebbe il Perugia. Tifo per entrambe, posso solo augurarmi che vinca la migliore”

Che consigli darebbe a Giannitti per il mercato del ritorno in Serie B?

“In questi anni ho notato che tutte le squadre promosse in Serie B con pochi ritocchi si sono salvate o hanno anche fatto un campionato importante. Io punterei sulla coesione e l’entusiasmo che si crea in un gruppo che vince il campionato. Quando io ero ds a Verona abbiamo vinto la C e l’anno successivo con questa mentalità siamo andati vicino a centrare la promozione anche in A. Avevamo giocatori importanti come Hallfredsson, Jorginho e Maietta. Il Perugia deve comprare solo 3/4 giocatori e la miscela solitamente funziona. Il cuore di una squadra è il centrocampo dove servono giocatori di vera qualità, poi serve di rinforzare l’asse centrale: dal portiere ad una punta importante per la B”

Esiste oggi nel calcio italiano un altro Gibellini?

“Non è per ricordare i tempi andati, perché guardo sempre al futuro, ma una volta gli attaccanti erano più furbi nel cercare i gol. Ti marcavano a uomo e quindi avevi sempre il tuo marcatore più il libero. I giocatori come Paolo Rossi, Inzaghi non ci sono più: erano completi, avevano senso del gol, sapevano giocare il pallone e sapevano colpire di testa. Se li rivedo in qualcuno tra gli attaccanti di oggi? Forse Coda, anche se per struttura fisica e forza lui mi ricorda molto più il mio compagno di Verona Penzo. Inoltre Raspadori del Sassuolo potrebbe avere quelle caratteristiche”.

Foto dal portale gemello CalcioHellas e Wikipedia

 

 

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