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I nuovi proprietari del Grifo/2: un progetto-stadio da 130 milioni

Mimmo in Curva Nord
Mimmo in Curva Nord

Dai quotidiani locali: obiettivi di stampo sociale, benefico e non solo economico, quindi un nuovo carburante da vendere in Italia a prezzi concorrenziali

La scelta di sbarcare nel club biancorosso per i potenziali due nuovi proprietari del Perugia titolari di una importante holding petrolifera, sarebbe arrivata con l’avallo delle Istituzioni locali e dopo avere compreso che nel capoluogo umbro potranno puntare anche sull’aspetto sociale, realizzando un progetto-stadio fruibile per tutta la settimana. Lo scrive Il Messaggero, rilevando come pare che addirittura nell’impresa i due petrolieri sarebbero pronti a investire qualcosa come 130 milioni di euro.

Il nuovo Curi nei piani sarebbe una arena fruibile sette giorni su sette, conterrebbe tra l’altro un centro contro gli infortuni sportivi e uno di formazione dedicato alle professioni dello Sport con manager qualificati, un convitto, nonchè sarebbe realizzato con la partecipazione dell’Università non solo di Perugia (i contatti sarebbero già avviati). Sarà inoltre tra i pochi impianti al mondo con il terreno di gioco semovibile. Il progetto stadio è il reale motore dell’iniziativa che però avrebbe anche un risvolto sociale, considerando le iniziative di beneficenza di cui è protagonista la compagnia petrolifera.

Mentre in Italia, partendo da Perugia, il vero utile del gruppo riguarderebbe la possibilità di commercializzare un nuovo carburante a prezzi concorrenziali. Per un’impresa del genere la decisione sarebbe quella di utilizzare un veicolo semplice ma di larghissima scala come il calcio, meglio se attraverso una società blasonata come quella biancorossa, che offre la possibilità di portare un bene pubblico alla comunità come lo stadio di riferimento da costruire in 24 mesi grazie anche al finanziamento di una Banca di Stato e con il contributo di un gruppo di costruzione già partner della compagnia, in grado di controllare i costi in maniera precisa e certificata. Non una cattedrale nel deserto, dunque, ma un motore per lo sviluppo per l’espansione del territorio. La recentissima bocciatura del progetto di “Arena Curi” potrebbe non essere arrivata per caso.

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